


Abbiamo intervistato Fino Amodeo, sambucese di 46 anni, che l’11
dicembre si è classificato al terzo posto nel campionato di tiro
a segno, svoltosi a Ribera. Fino Amodeo è un collaboratore
scolastico che, nonostante una deficienza motoria, conseguenza
di un incidente, ha raggiunto in poco tempo dagli esordi in
questa disciplina eccellenti risultati.
• Sei contento della medaglia di bronzo appena conseguita?
Certamente, anche se sarei ipocrita a non dire che speravo in un
risultato ancora migliore, mi ritengo comunque molto soddisfatto
per l’ottimo traguardo.
• Da quanto tempo pratichi questo sport?
Ho comprato la mia carabina Diana 36 nel 2007 dopo tre anni di
attesa perché inizialmente non ero sicuro di potermi cimentare
in questa disciplina a causa dei miei problemi di equilibrio.
Poi un mio collega mi ha letteralmente trascinato in armeria e
così è iniziata questa avventura.
• Da dove nasce la tua passione?
Ho sempre praticato il tiro. Ho preso il porto d’armi per
praticare il tiro a volo. Andavo prima a Mazara e poi a Marsala
per praticare quella disciplina. Poi ho preferito orientarmi sul
tiro a bersaglio, una disciplina diversa ma comunque molto
bella.

• Quali sono le tappe più importanti della tua avventura in
questo sport?
Ogni gara ha il suo fascino e ti dà belle emozioni. E’ uno sport
basato su una competizione pura, divertente, elettrizzante. Ci
si confronta con competitor anche di una certa età che riescono
a dare filo da torcere anche ai più giovani. Uno dei momenti per
me più emozionanti è stata sicuramente la gara che nel 2014 si è
svolta a Santa Margherita di Belice, in occasione della quale
sono stato proclamato miglior tiratore dell’anno, dopo aver
sbaragliato due amici di un certo calibro.
• Quali premi hai conseguito?
Vari trofei e coppe che, per la gioia di mia moglie, vanno
spolverate. Ma il premio più importante è stare con amici con
cui si condivide la stessa passione.
• Quante volte e dove ti alleni?
Come in ogni sport, anche in questo, l’allenamento costante fa
la differenza. Solitamente la settimana precedente una gara mi
alleno, se possibile, 3 o 4 giorni. Occorre conoscere l’attrezzo
ma confrontarsi anche con il proprio corpo, i propri pensieri,
le fatiche e l’ansia. Occorre molta concentrazione, calibrando
attentamente ogni movimento, visto che occorre puntare ad un
cartellino di 0.5 mm. a 10 metri di distanza. Solitamente mi
alleno a casa mia, in giardino o in balcone.

• Che valore educativo pensi abbia questo sport?
Si tratta di uno sport che, contrariamente a quanto si potrebbe
pensare, non ha alcunchè di aggressivo o negativo. Certo hai
un’arma in mano, ma noi la consideriamo solo un attrezzo come un
altro con cui ci divertiamo e misuriamo la nostra precisione e
concentrazione.
• Quali sono i tuoi progetti sportivi per il futuro?
Mi sto attrezzando per praticare un’altra disciplina chiamata
Bech Rest nella quale si tira da seduto a 25 m. con armi sempre
depotenziate. La difficoltà maggiore è la distanza e in ambienti
all’aperto influiscono molti fattori che determinano il tiro,
soprattutto il vento.
• Cosa rappresenta per te questa disciplina? Cosa ne hai tratto?
All’inzio pensavo non fosse uno sport adatto a me. Poterlo
praticare è già stata una sfida ed una vittoria. E’ una
disciplina che mi permette di confrontarmi non solo con gli
altri, ma anche con me stesso e la consiglierei a chiunque.
Attraverso il tiro a segno ho scoperto potenzialità del mio
corpo che sottovalutavo…e non solo, perché, come recita un
vecchio proverbio, “Mens sana in corpore sano”! |